Questa meraviglia naturale, è di base una dorsale di solfato di calcio, cristallizzato e stratificato in diverse bancate, che affiora per una lunghezza di circa 20 km e con una larghezza che non supera mai il chilometro.
L'area interessata dal Parco ha un'origine che risale a circa 6 milioni di anni fa. Durante l'età geologica nota come Messiniano, si verificò un ciclico abbassamento del livello del Mar Mediterraneo, e sul suo fondo iniziarono a precipitare sali, tra cui il gesso che costituisce la Vena.
La solubilità di tale minerale rende possibile la creazione di cavità naturali: ad oggi sono oltre 200 le grotte note sulla Vena del Gesso, tra cui l'Abisso Luciano Bentini, una delle grotte più profonde al mondo nei gessi messiniani.
Questa formazione gessosa-solfifera, oltre che per la sua imponenza, ha inciso molto sulla costruzione del paesaggio tutto intorno anche per la sua varietà morfologica e la tipicità di fauna e flora.
Il legame tra l’uomo e questa vena è antico e vario.
Le molte grotte presenti, furono usate nell’antichità come ricoveri e come culto per il dio delle acque.
Durante il periodo medioevale sulla Vena sorsero parecchi insediamenti religiosi e militari.
Ancora più antico e diffuso è però l’utilizzo del gesso cotto utilizzato per la costruzione di edifici, come testimonia una cronaca brisighellese del 1504.
La Vena del Gesso Romagnola è l'unica formazione geologica interamente gessosa che esista in Europa.
È un connubio di natura e storia capace di sorprendere e affascinare l’escursionista che a piedi percorre i sentieri del parco: un percorso che riempie gli occhi di emozioni.
Da una parte i crinali verdi-azzurrini che si susseguono sfumando l’orizzonte, dall’altra la fascia delle ragnatele aride dei calanchi, bordata dalla linea dal mare.
Da lasciare senza fiato.