La scelta dello stilista Armani di lasciare quello che ha costruito in quarant'anni a una fondazione per la conservazione del suo patrimonio.
Sarà la Fondazione Armani a prendere in mano il timone futuro del gruppo, secondo regole vincolanti e rigidi criteri fissati dallo stesso stilista che, in questo modo, oltre ad evitare le sirene ammaliatrici dei fondi e colossi internazionali del lusso che più volte, in passato, avevano fatto delle avances alla casa di moda milanese, dovrebbe arginare i rischi di una disordinata gestione a troppe voci o, addirittura, quelli di un «spezzatino» della società fondata a Milano nel 1975.
Non avendo coniuge o figli, Armani non ha eredi diretti. Ha però tre nipoti, Silvana e Roberta, figlie del fratello Sergio, scomparso diversi anni fa; e un nipote, Andrea Camerana, figlio della sorella Rosanna e indicato come suo successore fino a quando non ha lasciato gli incarichi operativi nel gruppo.
Tutti e tre i nipoti, con Rosanna Armani e con Leo Dell’Orco, a capo della linea uomo e da lunghissimi anni amico fidato dello stilista, siedono in consiglio di amministrazione. E quella è la loro collocazione, avendo lo stilista detto di non poter lasciare alla famiglia un «peso così grande» come le gestione diretta del gruppo.
In questo caso, si può a buon titolo parlare di «passaggio imprenditoriale più che generazionale. L'utilizzo della fondazione segna infatti una netta linea di demarcazione tra il patrimonio dello stilista e quanto, invece, destinato alla continuità imprenditoriale». Si può quindi ipotizzare la separazione della casa di moda che proseguirà a esistere secondo indicazioni di Armani, dal resto del patrimonio dell'imprenditore che, presumibilmente, sarà destinato ad altre finalità.
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