Secondo i botanici, l'albero del cacao cresceva spontaneo già 4000 anni prima di Cristo nei bacini dell' Orinoco e del Rio dell'Amazzoni.
I primi a coltivarlo furono probabilmente i Maya, che lo introdussero nello Yucatan
durante le migrazioni del XVII secolo prima di Cristo.
Dai Maya la coltura
si diffuse a sud, nell'attuale Messico, tramite i Toltechi, il popolo
che precedette gli Aztechi per i quali i semi del cacao erano un bene
prezioso al quale si attribuiva un valore mistico, religioso ed unità
di calcolo.
Nel 1502 Cristoforo Colombo sbarcò nella terra dell'Honduras
dove gli vennero offerti i semi di cacao e la bevanda ricavata da essi.
Il sapore della cioccolata a quei tempi non doveva essere particolarmente
gradevole per gli europei tanto che Colombo non vi diede alcuna importanza.
Nel 1519 Hernàn Cortéz portò in Spagna dalla Nuova
Terra il cacao e qui furono i frati, grandi esperti di miscele e infusi,
a sostituire il pepe e il peperoncino con zucchero e vaniglia creando
una bevanda dolce e gustosa.
Fino al 1700 il cacao era conosciuto solo
come bevanda poi si cominciò ad apprezzare questo miracoloso ingrediente
anche sotto forma di sostanza solida, venduta a tocchi e da qui
nasceranno i più famosi dolci al cioccolato.
Nel 1775, un naturalista
svedese, riconoscendo le proprietà uniche del cioccolato diede
all'albero del cacao il nome Theobroma, parola greca che significa "cibo
degli dei ".
Ma il cioccolato, come tutte le cose che producono piacere,
ha incontrato anche temibili nemici, che lo hanno considerato un alimento
diabolico quasi come se un ingrediente così gustoso dovesse necessariamente
nascondere lati oscuri.
Da ciò sono nati miti sugli effetti provocati
dal cioccolato : brufoli, dermatosi e acne, herpes, orticaria, carie ed
addirittura dipendenza.
Gli scienziati negli anni hanno smontato,
una per una, ogni accusa arrivando a conclusioni a volte opposte, come è successo nel caso delle carie. Nell'analisi dei componenti del
cioccolato, particolare interesse desta la Teobromina affine alle sostanze
contenute nel caffè ( caffeina ) e nel tè ( teofillina ),
stimolante del sistema nervoso centrale.
Altra sostanza rilevante è
la Fenilatilamina che recenti studi hanno avvalorato nella diminuzione
della depressione, da ciò si spiega il bisogno di cioccolato nelle
persone tristi.
Il cacao e la cioccolata sono tuttavia alimenti
da consumare con parsimonia , perché alimenti grassi, ricchi di
zucchero e quindi ipercalorici.
Quindi sia lo sportivo che la persona
normale, che segue una dieta bilanciata, dovrebbe limitare l'assunzione
del cioccolato a momenti da considerarsi di "ricompensa" ad
un periodo alimentare più rigoroso.
Torno a ripetermi come per altri prodotti, non eliminiamo nulla dalla nostra tavola ma usiamo il buon senso. A volte così facendo rendiamo un alimento già fantastico ancora più desiderabile e quando lo consumiamo. Vi porgo i miei saluti perchè il mio pensiero và ad un uomo ( un certo Ferrero ) che anni fa creò una crema di cioccolato più o meno nota che mi ha accompagnato in tante merenda da ragazzino e adulto!!! Ho giusto un enorme vasetto da 3 kg nella dispensa.
MAIO