Carrozzeria Orfeo Misurare il salto delle rane

Carrozzeria Orfeo Misurare il salto delle rane
Luogo: Teatro Masini
Categoria: Spettacolo
Periodo: Venerdì 16 gennaio 2026 - 21:00

Descrizione

drammaturgia Gabriele Di Luca

regia Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti

con (in o.a.) Noemi Apuzzo (Iris), Elsa Bossi (Lori), Chiara Stoppa (Betti)

musiche originali Massimiliano Setti

scene Enzo Mologni
Costumi Elisabetta Zinelli

Una produzione Fondazione Teatro Due, Accademia Perduta/Romagna Teatri, Teatro Stabile d’Abruzzo, Teatri di Bari e Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival

PREMIO DELLA CRITICA A.N.C.T. 2025

Partendo da questo habitat, Misurare il salto delle rane, la nuovaproduzione di Carrozzeria Orfeo, senza rinunciare all’ironia che la contraddistingue, vuole essere un’indagine poetica e tragicomica sulla condizione umana contemporanea: un viaggio nell’intimità di tre esistenze femminili che si specchiano l’una nell’altra e che, in modo diverso, rifiutano etichette imposte dall’esterno. Tre età, tre mondi, tre stagioni della vita che intrecciano le loro esistenze, scavate da lutti e assenze, ma anche da rinascite, alleanze e complicità profonde.

Nucleo pulsante della narrazione è proprio il femminile. Le manifestazioni della violenza e dell’oppressione verso le donne, endemiche nei contesti rurali dell’epoca, affiorano nel tessuto sociale della comunità con modalità sottili ma pervasive. I personaggi maschili incarnano quasi invariabilmente figure di minaccia o fallimento.

Lo spettacolo esplora le contraddizioni dell’esistenza: la pesantezza e la leggerezza, il dolore e il riso, il radicamento e il desiderio di evasione. Attraverso dialoghi taglienti e situazioni paradossali, momenti di puro lirismo e gesti simbolici, che si intrecciano nella narrazione, alternando momenti di intensità visiva a passaggi di caustica comicità, Carrozzeria Orfeo costruisce un racconto intimo, in cui la gravità del dolore si affianca alla leggerezza dell’ironia. Misurare il salto delle rane è un invito a confrontarsi con i propri limiti, a cercare la bellezza nei gesti semplici, in piccoli atti di trasformazione dove pare non accadere nulla. È un’ode alla complessità dell’essere umano, con la sua infinita capacità di perdersi e ritrovarsi, tra ciò che ci definisce e ciò che ci supera.

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